Mentre il governo Meloni accelera sull’approvazione del progetto definitivo del Ponte sullo Stretto di Messina, dalla comunità tecnica emergono voci critiche e preoccupate. Una su tutte: quella del prof. Antonino Risitano, ingegnere esperto, che denuncia apertamente falle strutturali, forzature procedurali e una narrazione politica che rischia di oscurare la realtà dei fatti.
Secondo Risitano, il ponte a campata unica da 3.300 metri sarebbe un azzardo ingegneristico “inaccettabile” alla luce dei parametri di sicurezza oggi adottati nel progetto. “Non reggeva già da solo — ha dichiarato — figuriamoci con l’ipotesi di transito di carri armati: mezzi lenti e pesantissimi che, per essere contemplati, richiederebbero l’adeguamento della pavimentazione dell’impalcato. Il ponte crollerebbe già al collaudo.”
L’attacco non si limita alla struttura: Risitano punta il dito contro la gestione politica del progetto, definendo la “sfida ingegneristica” evocata dal ministro come un eufemismo per nascondere l’incertezza progettuale. “I suoi tecnici lo avranno avvisato: non c’è alcuna certezza, solo un tentativo. E in queste condizioni, un progetto esecutivo non sarebbe firmato da nessun giovane ingegnere, ma solo da chi, con qualche decennio sulle spalle, non ha più nulla da perdere.”
Le criticità elencate da Risitano sono molteplici :
- Coefficienti di sicurezza statici inadeguati (1.35) per una struttura dinamica;
- Effetto flutter preoccupante (coefficiente 1.36, molto vicino al valore 1.25 che causò il crollo del ponte di Tacoma);
- Verifiche aerodinamiche obsolete , basate su test in galleria del vento vecchi di 15 anni;
- Pendenze ferroviarie calcolate in modo statico , trascurando le variabili dinamiche e la complessità indotta dai quattro cavi principali.
Risitano solleva anche il dubbio che, per superare le difficoltà tecniche, si possa cedere a “baratti normativi”, ad esempio adottando le norme dei ponti strallati, inadatte a una struttura sospesa come quella prevista.
A gettare benzina sul fuoco arriva poi la questione militare: secondo l’ingegnere, la presenza del capitolo militare tra i cosiddetti “motivi imperativi di interesse pubblico” (Relazione IROPI) sarebbe un espediente per aggirare i vincoli ambientali europei. Un’accusa che trova eco nelle critiche delle opposizioni, da Bonelli (Verdi) a Conte (M5S), secondo cui il ponte è ormai “un’infrastruttura di guerra”.
Nel frattempo, il governo procede spedito. Il presidente della società “Stretto di Messina”, Pietro Ciucci, ha annunciato che il via libera del CIPESS è previsto entro giugno, con l’avvio immediato della progettazione esecutiva e delle prime opere preliminari: campi base, bonifica da ordigni bellici, espropri.
Tuttavia, le osservazioni sollevate da Risitano, a partire da quelle presentate alla commissione SDM e archiviate con risposte giudicate “incomplete o elusive”, restano senza risposta chiara. Il ponte, simbolo di collegamento tra due regioni, rischia così di diventare emblema di un’opera imposta, tecnicamente rischiosa e politicamente controversa.