Villa San Giovanni — Nel pieno dibattito sul futuro urbanistico e infrastrutturale della città, si riaccende la polemica sulla trasparenza dell’amministrazione comunale. A innescare la miccia è stata la convocazione, definita “a sorpresa”, di una seduta non pubblica della Commissione Territorio, dedicata alla discussione di un Project Financing intitolato “Villa cuore del Mediterraneo”.
A sollevare forti perplessità è il Circolo cittadino del Partito Democratico “Tonino Giordano”, che tramite una nota firmata dal segretario Enzo Musolino e dal direttivo – Lina Vilardi, Domenico Tedesco, Domenico De Marco, Enzo Bulsei – denuncia l’anomalia della scelta.
“Da tre anni chiediamo che la Commissione Territorio sia al centro del dibattito democratico – scrive il PD – non solo sul tema del Ponte, ma su tutte le infrastrutture e sul progetto della Villa del futuro. Abbiamo chiesto massima pubblicità ai lavori, con il coinvolgimento diretto della cittadinanza, delle associazioni e dei partiti, soprattutto in occasioni cruciali come questa.”
La seduta in questione, invece, è stata convocata a porte chiuse, una decisione che il PD giudica “un evidente eufemismo per non dire segreta”, e che suscita non poche domande, a partire dalla legittimità stessa della scelta. Il regolamento comunale parla chiaro:
“Le sedute delle Commissioni sono pubbliche. Il Presidente può disporre una seduta segreta solo per trattare argomenti che riguardano la moralità delle persone o che potrebbero arrecare grave nocumento agli interessi del Comune” (Art. 11).
“Quale dei due motivi è stato invocato per chiudere le porte su un appalto pubblico?”, si chiedono i firmatari. “Quale segreto dovrebbe restare tale in una procedura di evidenza pubblica? Chi ha partecipato al bando, se sono state rispettate le regole, se ci sono criticità: tutto questo dovrebbe essere materia di discussione aperta, proprio per evitare zone d’ombra”.
Il PD sottolinea come l’appello alla trasparenza non sia un attacco personale al Presidente della Commissione, Pietro Idone, al quale viene riconosciuta “buona fede”, ma una rivendicazione del principio più alto della democrazia partecipativa: il diritto dei cittadini a sapere e comprendere cosa accade nella Casa Comune.
“Qui – conclude Musolino – non è solo in gioco una procedura amministrativa. È in gioco la Res Publica, la cosa di tutti. E non c’è spazio per segreti o scorciatoie. La conoscenza è un diritto, e la trasparenza è il suo primo garante.”
La palla ora passa al Consiglio Comunale, chiamato a dare risposte chiare in nome di quella fiducia che i cittadini, da troppo tempo, sentono vacillare.