Bergamotto di Reggio Calabria: la burocrazia frena l’IGP, agricoltori in ginocchio

Il ritardo nel riconoscimento del marchio di qualità lascia i frutti invenduti sugli alberi mentre il mercato crolla e i produttori subiscono gravi perdite economiche
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La filiera del bergamotto di Reggio Calabria sta attraversando una crisi senza precedenti a causa dei ritardi burocratici legati al riconoscimento dell’Indicazione Geografica Protetta (IGP). Nonostante la Riunione di Pubblico Accertamento si sia svolta lo scorso 28 gennaio a Catanzaro, la pubblicazione del Disciplinare di Produzione sulla Gazzetta Ufficiale tarda ad arrivare, bloccando di fatto la valorizzazione del prodotto sul mercato.

A complicare ulteriormente la situazione, sono intervenuti i ricorsi legali presentati al TAR del Lazio da parte del Consorzio di tutela della DOP dell’olio essenziale di bergamotto, i quali stanno rallentando l’iter amministrativo. Secondo gli agricoltori reggini, questo ostacolo giuridico rappresenta un vero e proprio boicottaggio nei confronti del settore locale, che da anni attende questo riconoscimento per poter accedere ai mercati internazionali con un marchio di qualità certificato.

Prezzi in caduta libera e speculazione

La mancata certificazione IGP ha avuto conseguenze devastanti per i produttori. Il prezzo del bergamotto è crollato drasticamente: da una stima iniziale di 80 centesimi al chilogrammo si è passati a soli 30-40 centesimi, con speculatori pronti ad acquistare sottocosto per poi rivendere a prezzi maggiorati in fase di trasformazione.

“Le grandi catene di distribuzione europee sarebbero pronte ad acquistare il bergamotto fresco a marchio IGP, come fanno con altri agrumi italiani di pregio, ma senza la certificazione tutto resta fermo,” denuncia l’agronomo Giuseppe Cavallaro, esperto del settore e produttore della Locride.

La concorrenza sleale delle fragranze sintetiche

Un ulteriore elemento di crisi è rappresentato dal mercato delle fragranze artificiali. Da anni, molte case profumiere acquistano oli essenziali diluiti, dove la presenza di bergamotto puro non supera il 10%. Questo fenomeno ha svalutato ulteriormente l’olio essenziale calabrese, considerato unico al mondo per la sua qualità e le sue proprietà aromatiche.

“Le multinazionali preferiscono prodotti chimicamente modificati, più economici e standardizzati, mentre il nostro olio essenziale, frutto di un territorio unico, resta invenduto,” spiega Rosario Previtera, rappresentante del Comitato Promotore del Bergamotto di Reggio Calabria IGP.

Il peso delle istituzioni assenti

Oltre ai problemi legati alla burocrazia e alla concorrenza sleale, i produttori lamentano anche l’assenza di supporto da parte delle istituzioni regionali e nazionali. Gli indennizzi promessi per la crisi del settore nel 2023 non sono mai arrivati, mentre la mancanza di infrastrutture adeguate per la lavorazione e lo stoccaggio dell’olio essenziale complica ulteriormente la situazione.

“La mancata raccolta è solo la punta dell’iceberg. Senza un sostegno concreto e tempestivo, rischiamo l’abbandono delle coltivazioni e la perdita di un patrimonio storico e culturale che appartiene alla Calabria e all’Italia intera,” conclude Cavallaro.

La richiesta di un intervento urgente

I produttori chiedono con urgenza l’intervento del Ministero dell’Agricoltura e delle istituzioni locali per sbloccare l’iter dell’IGP e garantire un futuro sostenibile alla filiera del bergamotto. Solo attraverso un’azione congiunta e una strategia di tutela del prodotto sarà possibile rilanciare questo agrume unico al mondo e tutelare le famiglie che da generazioni si dedicano alla sua coltivazione.

Nel frattempo, i frutti restano sugli alberi, simbolo di una ricchezza inestimabile che rischia di andare perduta.

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